domenica 30 maggio 2010

L'attesa

Ieri io e il marcador abbiamo fatto un primo esperimento "visivo", ci siamo cioè filmati per pochi minuti in un nostro tentativo di tango. Devo dire che la cosa si è rivelata utile, soprattutto nel renderci conto dei propri difetti. Sorvolo sul marcador e parlo di me. Non spingo verso il terreno con i piedi, troppo eterea e volatile (come una scorreggina), devo avvicinare di più le caviglie quando faccio i cambi di peso sul posto, devo passare di più al centro, devo, devo...
Bè al video "tango 1" ne seguiranno altri e spero di poter registrare anche in questo modo dei miglioramenti in futuro.
Lunedì scorso mi sono regalata invece una lezione privata con Federico, il mio maestro. Consiglio a tutti, principianti e non, di fare di tanto in tanto una lezione privata. Me la sono pregustata, vissuta e rivissuta anche dopo. Due cose tra tutte mi sono piaciute molto. L'abbraccio, che del tango è la poesia assoluta, che ho provato a fare anche stretto, cercando di adattare la mia postura ancora incerta. E soprattutto il piacere, devo dire inaspettato, dell'attesa.
Lasciarmi andare a chi mi guida, imparare ad aspettare un cenno o un'intenzione, rimanere ferma, anche per pochi attimi. "Domata" (noi tanguere a volte scalpitiamo). Ciò che più mi riesce difficile, con il maestro è diventato la cosa più piacevole ed emozionante. Non sono riuscita a ricreare tutto questo a lezione con il mio marcador e i compagni di corso, ma mi sembra di avere comunque colto un lato davvero importante di come debba rapportarmi con chi mi conduce e ci lavorerò su ancora molto.
Certe sensazioni del tango sono sensazioni di alto respiro.

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