domenica 15 agosto 2010

Amo

Amo il mio tango (dovrei chiamarlo "tanghino") sempre così agognato, bramato, sospirato. Il mio tango ancora centellinato. Talvolta lo desidero all'improvviso quando prima di addormentarmi sento riecheggiare nella mia testa il bandoneon che mi ha fatto compagnia in alcuni momenti durante la giornata. Il tango come un'amante a cui si rivolge l'ultimo pensiero della giornata. Un amante ancora sfuggente e verso cui però mi sento devota e riconoscente. Tutto questo per dire che non sono ancora caduta nella bulimia tanghesca che prende molti, i quali si fiondano in milonga ogni volta che possono, i quali non perdono un evento. Un giorno cadrò nel vortice anche io, prevedo. Per ora gusto quei rari e sporadici momenti in cui muovendomi con passo ancora incerto sogno di poter essere in grado un giorno di ballare con i più.
In un abbraccio che a me sa sempre di più di intimità, di connessione e abbandono verso l'altro. In altre parole, di magia.